OCCHIO AI MEDIA

Va in onda l'odio: una riflessione sul linguaggio del "razzismo soft", accettato senza contraddittorio da stampa, tv, pubblico

06 Luglio 2015

C’è la sensazione netta che qualcosa stia per succedere. Che qualcosa si sia spezzato, nel tessuto sociale. Irrimediabilmente. Salvini gira le televisioni senza sosta, e a ogni giro il suo vocabolario si fa più ricco di puri e semplici insulti, senza che nessuno fiati. Ora su La7 ha appena finito di apostrofare Chaouki del Pd come un “amico dei musulmani”. Era un insulto, naturalmente, ma solo Francesca Barra ha provato a farlo notare: per Paragone, il vero padrone di casa, tutto a posto. Tutto “normale”[...] Il problema non è nemmeno che è sempre più esplicito nel suo discorso che una categoria umana, i musulmani, si può sfruttare come bersaglio politico, o comunque per ottenere consenso politico – in sostanza, che nel suo “ragionare” si annidi il cuore del razzismo. È che il paese sembra chiederlo a gran voce, come fosse un respiro collettivo liberatorio dopo anni, decenni di parole a mezza bocca, di braccia tese ma di nascosto, di odio per il diverso [..] Esistono, questa sarebbe la domanda da porre in un talk show, movimenti di estrema destra “moderata”? Perché qui si comincia a vivere col sospetto che ci sia un razzismo “soft”, accettabile. [...] 
Preoccupa però che questa involuzione – l’ennesima – del dibattito politico, degenerato in puro e semplice sfogo delle frustrazioni dell’opinione pubblica, non trovi minimamente riflesso nei toni e nelle preoccupazioni della stampa, dei commentatori, dei semplici cittadini.

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