OCCHIO AI MEDIA

QUANDO AD ESSERE UCCISE SONO "LE ALTRE"

13 Aprile 2019
Come ormai tristemente noto, quando l'autore di un reato è straniero, sopratutto nel caso di violenza di genere, la contestualizzazione dell'atto di violenza nei media è sempre scarsa e spesso inesistente. L'uomo è nigeriano, è rumeno, è pachistano: nessuna ulteriore spiegazione è necessaria. Ma quando l'autore è italiano, come nel caso dell'uccisone a spranghate di una donna nigeriana a Modena lo scorso 6 aprile, le spiegazioni, i tentativi di rendere il femminicidio in qualche modo comprensibile, sono infinite. A parte le solite espressioni del tipo “raptus d’ira” (Resto del Carlino Modena, 08 aprile) e l'accento sull'uso di sostanze stupafecanti (Gazzetta di Modena, 09 aprile) ci sono tanti riferimenti nei media al fatto che la donna, secondo la testimonianza dell'accusato, era una prostituta: “Il movente sarebbe legato ad un presunto litigio avvenuto tra cliente e vittima” ...“forse per un rapporto non consumato” (Resto del Carlino Modena 8 aprile 2019); poi le varie ipotesi psicologiche del tipo: “un senso di insoddisfazione da parte del cliente” (Palermo Today, 08 aprile); “L’uomo si è mostrato provato e pentito, spiegando di aver confessato il delitto alla propria madre” ... “la donna non gli avrebbe voluto restituire quegli ottanta euro spesi per il rapporto sessuale che lui reputava insufficiente” (Resto del Carlino Modena 10 aprile 2019). Eppure, quando l'autore di un atto di violenza di genere è straniero, le notizie quasi sempre compaiono in prima pagina su tutti i giornali; vedi il caso degli stupri di Rimini. Ed è giusto che sia così: il ruolo dei media nella campagna contro la violenza sessuale è fondamentale. Ma la notizia dell'orrendo omicidio di Benedicta Dan, picchiata a morte con una morsa da banco, è passata quasi inosservata a livello nazionale. E la comunità nigeriana in Italia sa benissimo che il risalto mediatico tocca a loro solo quando un loro connazionale qualsiasi – la colpa mediatica per le minoranze etniche in Italia è sempre collettiva – è l'autore dell'aggressione, non la vittima. E questo vale anche per reati molto meno gravi: quando, lo scorso febbraio a Ferrara, un gruppo di ragazzi nigeriani hanno rovesciato due cassonetti per strada, la notizia della "rivolta" è comparsa in prima pagina in tutti i media nazionali e i politici tuonavono sulla necessità di un aumento dei militari dell'esercito per proteggere la città e i suoi cassonetti (Resto del Carlino Ferrara del 21-02-2019). Ma i cittadini nigeriani e italiani di varie origini non si sentono protteti da nessuno. Occhioaimedia/Cittadini del Mondo Ferrara, 15 aprile 2019

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